Il dramma della mobilità a Genova - Perché non voltar pagina? Una proposta shock

Tavola rotonda sul tema
Genovaverticale
Il dramma della mobilità a Genova

 

Perché non voltar pagina?

 

Una proposta shock

 

lunedì 7 giugno alle ore 17,00

 

Sala Auditorium Confindustria – Via San Vincenzo 2

 

Saluti

Giovanni Calvini, presidente Confindustria Genova

Giovanni Grimaldi, presidente La Maona

 

Relazione introduttiva di Luigi Gia, giornalista, La Repubblica-Il Lavoro

 

Interverranno:

Paolo Pissarello, vice sindaco del Comune di Genova

Bruno Sessarego, presidente AMT

Giovanni Battista Canevello, presidente Automobilclub

Andrea Agostini, Lega Ambiente

Riccardo Bozzo, vice direttore DINAEL

Paolo Lombardi, presidente Ente Fiera

Arcangelo Merella, già assessore del Comune di Genova e direttore Infomobility spa

Giorgio Parodi, presidente Ordine degli Architetti

Roberto Bixio, speleologo

 

Moderatore: Franco Monteverde, direttore La Maona

 

 

Premessa

 

In una recente indagine della Doxa sulla qualità della vita di quattro città Parma, Trieste, Genova e Salerno, alla domanda concernete il problema più urgente da affrontare, il 67% degli intervistati genovesi ha risposto “viabilità-traffico-parcheggi”.

Si tratta di un giudizio che testimonia che l’idea di privilegiare l’uso del mezzo pubblico nei confronti del mezzo privato, perseguita da almeno tre decenni dall’amministrazione comunale, non ha affatto risolto il problema della mobilità, anzi lo ha incancrenito, e per di più non è in grado di offrire uno sbocco per gli anni a venire.

E’ quindi indispensabile voltare pagina, prendendo atto che la realtà delle cose è stata più forte delle intenzioni, anche ragionevoli, di una minoranza, in quanto pochissimi oggi in Italia pensano che la Fiat debba limitare la produzione delle auto, o ritiene che l’insieme dei produttori a livello mondiale possa venir indotto a fare un passo indietro per contenere la produzione di auto.

In questa situazione, l’immatricolazione di auto, anche a Genova, non subirà alcun rallentamento, mentre il trasferimento dalla gomma al ferro del traffico merci non si verificherà se non nei tempi lunghi, visto che le opere ferroviarie come il terzo valico, finalmente finanziato, potranno incidere sul traffico solo nel prossimo decennio.

Le proposte volte a vietare o limitare l’attraversamento del centro delle città sono risultate fallimentari e hanno avuto effetti paradossalmente in contrasto con la finalità di alleviare l’ingolfamento del traffico. Solo la pedonalizzazione di alcune strade ha migliorato la qualità di vita di alcune parti delle città, ma ha avuto effetti perniciosi sul valore degli immobili e sulla rete commerciale tradizionale. danneggiati dalla carenza di parcheggi dei residenti e del piccolo commercio.

Per di più Genova ha una conformazione del tutto singolare (Montale diceva che pareva un serpente che aveva inghiottito una marmotta e non fosse riuscito a digerirla) sicché non consente neppure la realizzazione di una rete di parcheggi di interscambio lungo le sue periferie, per fare da filtro ai mezzi privati favorendo i mezzi pubblici, rete che in altre città a forma radiale ha avuto effetti positivi.

Genova inoltre ha nel centro città dei centri produttivi, o di servizio, che sono ineliminabili, quali il porto commerciale, le riparazioni navali e l’ente fiera che sono fonti di traffico, e poiché tutti si augurano che nei prossimi anni possano espandersi ne conseguiranno flussi di traffico sempre più intensi.

Vietare o limitare l’afflusso di auto nel centro della città, quindi, non solo non sarà praticabile, ma avrà effetti perversi in quanto da un lato verrà messa in crisi la rete commerciale tradizionale, ancora attiva nel centro-città, favorendo i grandi centri commerciali situati nelle due valli del Polcevera e del Bisagno, dall’altra ridurrà l’appetibilità del patrimonio abitativo antico e otto-novecentesco, visto che ai residenti verrebbe impedito anche nel futuro il ricovero delle auto.

Infine si renderà aleatoria la frequentazione di teatri, cinema, ed altri servizi collettivi, che sono fattori qualificanti della vita collettiva e caratterizzano l’identità stessa della città ed il suo modo di offrirsi ai visitatori ed ai turisti.

A fronte di una tendenza che appare sempre più drammatica, occorre assumere una svolta radicale, abbandonando l’idea di privilegiare l’uso dei mezzi pubblici su quelli privati. Al contrario accorre accrescere la mobilità e delle auto e dei mezzi pubblici, mettendoli in concorrenza tra loro.

Per accrescere la mobilità, senza distruggere la rete viaria antica e otto-novecentesca, occorre abolire i sensi unici e tornare ai due sensi di marcia lungo la grande maggioranza delle strade cittadine.

Ovviamente per operare una svolta così radicale, occorre abolire la sosta delle auto lungo i sedimi stradali, cosa non semplice vista la drammatica carenza di parcheggi, siano essi residenziali o a tempo, e predisporre la realizzazione di una rete di parcheggi sotterranei di piccola e media dimensione.

Alcuni anni fa il fabbisogno di posti auto era stato calcolato da un funzionario del Comune, l’ing. Montobbio, purtroppo scomparso, in circa in 10.000 posti, da realizzare in sottosuolo, o in aree private, in un arco di tempo di dieci anni, corrispondenti a due legislature amministrative.

Per raggiungere questo obiettivo, occorre semplificare le procedure atte a realizzare i parcheggi, eliminare qualsiasi onere amministrativo, anzi, prevedere degli incentivi per chi intende realizzare dei posti auto.

Non vi è dubbio che si tratta di una linea d’azione che incontrerà delle obiezioni, ma è anche vero che non esiste, alla luce dell’esperienze fatte, alcuna alternativa al dramma dell’ingolfamento del traffico e che l’Amministrazione Comunale, persistendo sugli indirizzi tradizionali, ha le mani legate.

Inoltre occorre accompagnare questa strategia con la realizzazione di nuove infrastrutture di trasporto su ferro lungo le due valli e lungo le dorsali collinari, sulle quali La Maona ha già manifestato le proprie idee.

Occorre quindi predisporre un piano di parcheggi sotterranei che permettano di utilizzare i sedimi stradali che si renderanno liberi per creare aree verdi riservate ai pedoni, valorizzando decine di progetti che giacciono inevasi negli uffici comunali.

Impedire la sosta delle auto sui sedimi pubblici, costringerà progressivamente i possessori di auto a farsi carico della realizzazione di parcheggi in sottosuolo, o su aree private, abbandonando l’idea di sfruttare il suolo pubblico a fini privati, mettendo in modo un processo di rinnovamento della qualità della città fondato sull’immaginazione creativa.

E’ un errore chiedere alla “gente” cosa si debba fare in proposito; alla “gente” occorre offrire soluzioni ragionevoli e sospingerla ad accettarle, proprio in quanto capaci di mettere un argine ad una realtà ingovernabile e a ricuperare un livello di qualità della vita più elevato.

Si profilerebbero inoltre tre ulteriori opportunità: la prima facilitare lo spazzamento delle rete viaria e dei marciapiedi, oggi limitata dalle auto in sosta, la seconda velocizzare i mezzi pubblici e ricuperare ad essi degli spazi interclusi della logica dei sensi unici, la terza ridurre progressivamente la mobilità dei mezzi privati dovuta unicamente alla ricerca di un parcheggio.

Per cominciare, la Maona ha deciso di fare un convegno su un’idea innovativa che permetterebbe alla Giunta di prendere il pallino in mano e di aprire una nuova partita.

 

 

La scelta strategica

 

La scelta strategica consiste nel tornare al doppio senso di marcia lungo le strade del centro città, compresa Sampierdarena, eliminando così, salvo dove è tecnicamente impossibile, il senso unico, ridando così respiro alla mobilità delle auto e dei mezzi pubblici.

Per supplire alla conseguente mancanza di parcheggi, e per allargare l’offerta dei mezzi pubblici, occorre un piano pluriennale che abbia i seguenti obiettivi:

 

  1. ridurre progressivamente, fino ad escluderla, la sosta delle auto lungo i sedimi stradali, realizzando in sottosuolo una rete di parcheggi residenziali e a rotazione per le auto, nonché delle aree di sosta per i pulmann dei turisti, favorendo l’iniziativa privata con incentivi e una drastica semplificazione normativa;

  2. realizzare delle infrastrutture su ferro per risalire la Valbisagno e la Val Polcevera, due funicolari per raggiungere i forti e le aree collinari sottostanti, una lungo l’asse Stazione-Brignole-Manin-Via Carso- Forte Sperone, l’altra proseguendo la cremagliera da Granarolo fino al Forte Begato;

  3. realizzare un ascensore inclinato per raggiungere la piana degli Erzelli;

  4. realizzare dei nuovi collegamenti tra la rete autostradale ed il porto per garantire ai mezzi pesanti di uscire ed entrare in porto senza interferire sul traffico urbano;

  5. realizzare un autoporto per i tir nella bassa Valpolcevera, al fine di consentirne la sosta e regolarne i flussi in funzione degli arrivi e delle partenze delle navi;

  6. collegare la rete ferroviaria all’aeroporto e all’ascensore inclinato per gli Erzelli in un punto di intersezione compreso tra Cornigliano e Sestri Ponente.

 

Rassegna stampa

 

La Repubblica

 

Tutti giù per terra di Raffaele Niri

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