LA CULTURA COME FORZA PRODUTTIVA

 

LA CULTURA COME FORZA PRODUTTIVA

 

Non può sempre piovere

 

Credere nella ripresa. Troviamo il modo.

Primavera 2013

 

 

Partendo dall'idea che la cultura può essere elemento trascinante di ripresa economica, pungolo, spunto e base per una nuova impresa, si è redatto un manifesto per Genova che invita la città a considerare innanzitutto ciò che è già stato fatto, guardando con occhio esterno le eccellenze in questo campo ormai consolidate, e di conseguenza invitarla a partire da qui per provare davvero a scommettere sulla cultura in tempi di crisi.

La Maona propone alcuni progetti incitando tutte le forse culturali e produttive a riflettere e lavorare in questo senso ripensando alla città per individuare altre idee da sponsorizzare e valorizzare.

 

I nostri progetti:

 

  • Un primo obiettivo è certamente la valorizzazione dell’area a filo di costa compresa tra l’area del Porto Antico e Piazzale Kennedy 
  • un polo florovivaistico a Pegli, mobilizzando le ville Durazzo Pallavicini e Doria, con i loro parchi e la collina che è alle loro spalle
  • La conclusione della progettazione sulla collina degli Erzelli di un centro ingegneristico di alta qualità che permetta di sostituire il biennio di ingegneria di Albaro, ormai inadeguato, offrendo uno spazio consono alle necessità di un polo scientifico di livello superiore.

 

 

Con regolarità si organizzeranno le iniziative che poi avranno una loro conclusione in una manifestazione finale invitando alcuni personaggi di spicco: un economista, un filosofo e un operatore nel campo della cultura che si sono distinti nei loro campi e che possano parlare alla città, dialogando con essa, invitando dunque anche i cittadini, le istituzioni a intessere uno scambio con gli ospiti.

I partner dell'inziativa saranno l'Istituto Bruno Leoni con Carlo Stagnaro, direttore ricerche e studi e la rivista Bj Liguria Business Journal con Mario Bottaro direttore della rivista.

 

VOLUMI IN PRESENTAZIONE

 

1)Alberto Mingardi, "L'intelligenza del denaro", Marsilio

2)Bernardo Bortolotti, "Crescere insieme", Laterza

3)Gianluca Sgueo, Lobbying e lobbismi, Egea

4)Lella Mazzoli e Giorgio Zanchini, “Utopie”, Codice

 

 

 

 

 

 

Documento introduttivo

 

1 ) Il ruolo delle attività culturali, turistiche e di intrattenimento a sostegno dell’economia cittadina

 

Se si guarda al recente passato, ossia a quella fase della vita della città e della regione che ha preso le mosse dalle due grandi slavine dei primi anni Novanta, vale a dire il crollo del muro di Berlino e lo smottamento del sistema delle partecipazioni statali e delle compagnie portuali, un dato emerge con grande evidenza.

Gli investimenti e le scelte di indirizzo che, pur in condizioni estremamente difficili, hanno irrobustito l'economia della città e le hanno fornito un netto recupero di una identità sbiadita da anni e un rilancio di immagine, senza alcun dubbio sono stati quelli indirizzati sulle attività culturali, turistiche e di intrattenimento.

Le risorse si sono concentrate non solo nel recupero di immobili di particolare pregio, ma anche nella promozione delle peculiarità della città e della regione, cercando di inserirle nel grande mare delle offerte turistiche che giungono da ogni punto del quadrante.

Non mi riferisco solamente al recupero del Teatro dell'Opera, o del Palazzo Ducale, o del Teatro della Gioventù, o del Teatro Modena, o all'aver realizzato una sede di alto profilo al Teatro Stabile, o al Museo del Mare, o al Museo di Sant'Agostino, o alla Biblioteca Berio, o all'aver inventato il centro Civico Buranello a Sampierdarena, o la Biblioteca Benzi a Voltri, o la biblioteca Cervetti nel Castello Folzer a Rivarolo,

La città non solo ha saputo offrire degli immobili recuperati da un abbandono durato a volte per decenni, gestiti direttamente dalla mano pubblica, ma ha anche favorito la nascita di enti e società private disposte a gestire in modo del tutto autonomo teatri e sale di intrattenimento, pur recuperate con le risorse pubbliche, come nel caso del Teatro Modena affidato all’Archivolto, o del Teatro Nazionale in Sant'Agostino affidato al Teatro delle Tosse, evitando così un possibile monopolio culturale da parte degli enti pubblici.

 

2) Il successo del Porto Antico

Il maggior successo è stata certamente l’invenzione di una grande area collocata nel cuore stesso della città, interamente dedicata alla cultura e all'intrattenimento, ricavandola dal riuso della parte più antica del porto commerciale.

Il successo del Porto Antico è dovuto principalmente a cinque fattori.

Il primo è consistito nell'offerta pubblica di un grande spazio di intrattenimento del tutto gratuito e facilmente accessibile, del quale possono fruire le famiglie, con i loro bambini, le persone anziane e sole, sempre più numerose a Genova, i turisti, ma anche gli immigrati.

Il secondo fattore è consistito nell’aver progettato questa grande area senza alcun confine interno, permettendo così a tutti di deambulare lungo le calate e i pontili liberamente, con il solo limite costituito da spazi di proprietà privata, peraltro molto limitati.

Questa invenzione ha modificato l'immagine stessa della città, considerata un tempo poco disponibile nei confronti degli estranei che a qualunque titolo le chiedevano ospitalità.

Il terzo fattore è costituito nell’aver progettato un centro congressi e un porto turistico di grandi dimensioni, dotato di un albergo a quattro stelle e di quei servizi che sono presenti in tutti i porti di eccellenza, contigui a delle unità residenziali che, per la loro stessa natura garantiscono la vivibilità del siti in cui sono insediate attraverso la presenza di centinaia di residenti ad ogni ora della giornata o della notte, oltre che e in qualunque stagione.

Quegli stessi residenti richiedono una rete di servizi alla persona che sono propri di ogni quartiere, ma che in questo caso svolgono la loro funzione anche per i turisti e i frequentatori occasionali.

Il quarto fattore del successo è stato l’avvio di un’ attrazione di livello internazionale, quale è l’Acquario, che non solo coinvolge centinaia di visitatori ogni giorno, ma costituisce anche un mezzo di propaganda i cui effetti positivi si riverberano su tutti gli operatori presenti nell’area del porto antico.

Il quinto fattore è costituito dalla capacità di attirare degli operatori privati a investire nell’area, tra tutti, vorremmo citare il Baluardo, Eataly e un centro multisale per proiezioni cinematografiche.

A tutto ciò si aggiunga la realizzazione di alcuni veri e propri simboli di questa nuova città del mare che sono entrati rapidamente nell’immaginario collettivo, come il recupero di Porta Siberia e, lì vicino, di una mancina ad acqua, di sei gru ottocentesche, poi del bigo e dell’area delle feste e della Bolla, frutto dell’ingegno di Renzo Piano

Un patrimonio di alto livello, ricompreso in uno scenario in cui si colloca stabilmente la Lanterna, o si collocano le navi crociere e i traghetti al momento del loro arrivo o della loro partenza dalle banchine.

Può sorgere nel lettore un possibile equivoco, ossia che le attività culturali, turistiche e di intrattenimento possano sostituirsi alle attività tradizionali, vale a dire alle attività manifatturiere, armatoriali o trasportistiche nel sostenere da sole la vita economica della città. Nulla di più errato.

Se davvero queste attività dovessero entrare in un cono d'ombra, anche la attività delle quali abbiamo testé descritto, verrebbero risucchiate in un declino irreversibile.

 

3) Una proposta operativa

Innanzitutto occorre andare in avanti lungo il solco tracciato negli anni passati, proponendo la creazione di nuovi centri di attrazione di livello internazionale, in settori oggi del tutto scoperti.

Un primo obiettivo è certamente la valorizzazione dell’area a filo di costa compresa tra l’area del Porto Antico e Piazzale Kennedy.

Già un grande architetto, Zanuso, aveva proposto la prosecuzione di Corso Italia sino ai magazzini del cotone, ma la proposta non ebbe fortuna, anche se era certamente valida in quanto permetteva non solo il riordino di un insieme di aree oggi mal utilizzate, ma anche la valorizzazione di edifici che potrebbero ospitare funzioni di alto livello

Ci riferiamo all’edificio ex Nira, oggi di fatto in abbandono, e all’edificio realizzato dall’architetto Nouvelle cui potrebbero essere attribuite funzioni di eccellenza, il primo nel settore alberghiero, il secondo come contenitore di un museo di arte moderna di cui la città è carente.

Gli edifici destinati attualmente a funzioni sportive e di intrattenimento o quelli destinati ad attività fieristiche possono essere agevolmente ristrutturati e quindi resi economicamente attivi.

Una seconda area suscettibile di valorizzazione ed alla portata della città è certamente la realizzazione è sita a Pegli e comprende villa Doria e villa Durazzo Pallavicini, dove può essere realizzato un orto botanico di livello internazionale

Si tratta di cogliere un’opportunità favorita da condizioni climatiche estremamente favorevoli, da una tradizione che ha visto fin dal Settecento l’impegno di una famiglia della antica nobiltà repubblicana nella realizzazione di un orto botanico, una novità in quegli anni.

La villa Durazzo Pallavicini fin dal primo momento in cui fu aperta ai visitatori, per la grazia del giardino, acquisì una fama internazionale che oggi non dobbiamo far altro che rinverdirla, predisponendo un progetto che comprenda sia la contigua villa Doria, sia la collina retrostante, in gran parte pubblica, che potrebbe essere affidata in gestione alle numerose ditte di florovivaismo presenti non solo a Pegli, ma in tutto il ponente della città.

Occorre evidentemente predisporre un piano di accessibilità, vista le carenze esistenti, creando una nuova infrastruttura viaria dedicata all’afflusso di torpedoni turistici, sfruttando un asse di penetrazione lungo il Varenna su lato orientale dell’insediamento. .

La realizzazione di questo nuovo polo di attrazione per la città di Genova, non solo rafforzerebbe le strutture turistiche e recettive dell’intero ponente cittadino, oggi in una fase di stanca, ma verrebbe a costituire una sponda su cui assestare la riqualificazione delle innumerevoli aree a parco esistenti a Genova, dalla villa De Ferrari Galliera a Voltri, alla Villa Fassio a Nervi, passando per la villa Comago di Bolzaneto ottimamente gestita, e Villa Gruber e villa Croce nel centro città, colpevolmente abbandonate a sé stesse.

Si tratta di una scelta che farebbe da sponda alle iniziative dell’Euro flora, ma avrebbe anche una funzione di stimolo per la riorganizzazione delle destinazioni d’uso dell'intero ponente genovese.

Di fatto si tratta della seconda area cittadina, dopo quella della fiera, nella quale è possibile realizzare delle funzioni produttive e delle nuove infrastrutture che avrebbero la forza di offrire alle giovani generazioni possibilità rilevanti di nuova occupazione.

L'orto botanico entrerebbe fin da subito in sinergia con la realizzazione sulla collina degli Erzelli del progetto Leonardo, nel senso che si affiancherebbe ad una proposta di re- industrializzazione, attraverso attività strettamente legate alle industrie della conoscenza. Anche in questo caso è estremante carente il complesso delle infrastrutture.

L'orto botanico potrebbe dare il via alla realizzazione di un sistema infrastrutturale che permetterebbe a migliaia di persone al giorno di salire agli Erzelli per mezzo di un sistema di trasporto su ferro, ricollocherebbe la stazione ferroviaria di Cornigliano, facendone la stazione terminale della suddetta infrastruttura e la realizzazione di un collegamento diretto ferroviario con l'aeroporto e con la marina di Sestri Ponente.

 

4) Un nuovo fronte di iniziativa della cultura militante

Credo tuttavia che la cultura a Genova non debba limitarsi a proseguire un percorso già tracciato, o a svilupparlo secondo un programma organico che coinvolga l’itera città, ma debba intervenire su una ferita aperta: liberare la città e la regione da arcaiche chiusure municipalistiche, e liberare il terreno da ostacoli del tutto immaginari, se si vuol davvero trarre la città da un pesante isolamento.

Non vi è alcun dubbio che Genova e la Liguria non siano facilmente accessibili, ma la soluzione di questo problema non sta solo nella progettazione e nella realizzazione di nuovi assi stradali o ferroviari, il che in gran parte è stato fatto, ma anche nell'abbattimento di veri e propri vincoli mentali che sono sopravvissuti anche quando le motivazioni che li avevano creati sono ormai superati da decenni.

Ad esempio sin dagli anni Settanta ad una visione urbanistica centralistica è stata sostituita da una visione policentrica. Ma ancora oggi esiste un confine che è costituito dalla cintura delle vecchie mura che continua a condizionare la classe dirigente della città, ma anche gran parte dei ceti popolari.

Per molti genovesi appartenenti alla classe dirigente, parlare di area metropolitana si tratta di una realtà giudicata sconvolgente; infatti per loro, parlare di funzioni metropolitane significa poggiare la punta di un compasso sulla torre del Palazzo Ducale e far ruotare la seconda punta.

Per alcuni il raggio comprende l'area cittadina che è all'interno della cinta delle mura secentesche, per altri il raggio comprende il genovesato e l'Oltregiogo, per altri ancora, per la verità davvero pochi, il raggio lambisce l'arco alpino.

Un altro vincolo mentale diffuso e molto tenace è la convinzione che non occorra affatto mutare la realtà che ci circonda, in quanto ogni innovazione procura tensioni, ansie e preoccupazioni sul prossimo futuro, nella convinzione che alla fine non muteranno le condizioni dell'esistenza di gran parte della popolazione.

A questo proposito crediamo che la cultura possa aprire un vero e proprio fronte di lotta, diventando quindi militante, creando delle ampie alleanze con tecnici, giuristi ed amministratori pubblici e privati, con le associazioni professionali, al fine di battere sul campo le posizioni culturali e politiche che costituiscono un grave danno senza apportare alcunché di positivo.

Occorre che le associazioni culturali che da anni sono impegnate nella difesa e nella valorizzazione della città e della regione, propongano una vera e propria alleanza agli ordini professionali, agli accademici della facoltà universitarie, agli ordini professionali, al fine di sostenere un programma di opere pubbliche condivise e approvate dalle pubbliche amministrazioni e già finanziate che sappiano sposare la qualità dei progetti alla loro realizzabilità, coinvolgendo le organizzazioni imprenditoriali oggi troppo timide nell'intervenire nell'interesse stesso dei propri associati, nonché le organizzazioni sindacali.

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La cultura come forza produttiva REV 7 M
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